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Vivere Viterbo: più che visitarla, abitarla

  • Immagine del redattore: Giano di Vico
    Giano di Vico
  • 17 apr
  • Tempo di lettura: 1 min

Viterbo non si attraversa come una città qualsiasi.Viterbo si respira. Si ascolta.Si lascia insinuare sotto la pelle, tra una pietra scaldata dal sole e una fontana che canta da secoli.

Vivere Viterbo significa smettere di correre e iniziare a guardare.Significa scoprire il sapore lento del tempo, sedersi su un muretto di peperino senza fretta, perdersi di proposito nei vicoli del quartiere San Pellegrino, farsi sorprendere da una porta antica che sembra sussurrare storie di amori, guerre e miracoli.

Qui, il quotidiano è un mosaico di gesti antichi e nuove abitudini:

  • il caffè amaro della mattina in piazza della Morte;

  • il brusio del mercato sotto gli archi di Piazza delle Erbe;

  • il profumo di legna nei camini d'inverno;

  • il richiamo silenzioso delle terme naturali, quelle vere, che non hanno bisogno di biglietti né di vetrine.

Vivere Viterbo non è solo una questione di luoghi.È uno stato d’animo.

È accettare la città com’è, con il suo passo irregolare, le sue mura che proteggono e intrappolano, le sue chiese che sbucano all’improvviso tra i palazzi, come promemoria di un passato che non è mai davvero passato.

In questa sezione del nostro diario,racconteremo i mille modi di abitare Viterbo e la sua anima:

  • i borghi che sembrano sospesi nel tempo,

  • i riti segreti e le abitudini più genuine,

  • gli incontri casuali che ti cambiano una giornata.

Non vi diremo solo dove andare:vi porteremo dentro la città.Dentro i suoi silenzi, le sue rughe, il suo orgoglio.

Perché Viterbo non si visita. Viterbo si vive.

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