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🕯️ Il Papa Fantasma che Divise Viterbo

  • Immagine del redattore: Giano di Vico
    Giano di Vico
  • 13 giu
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 25 lug

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Giano di Vico per Viterbolandia

Nel cuore di Viterbo, dove ogni pietra racconta una storia e ogni torre custodisce un segreto, c’è un’ombra che si aggira ancora tra le navate silenziose di San Lorenzo e i vicoli medievali odorosi di muschio e mistero. È l’ombra di Clemente VII, il Papa che non fu, o che fu troppo, a seconda dei punti di vista.

Un Papa, due Papi, tre Papi. Tutti sullo stesso trono.

Correva l’anno 1378. L’Europa tremava. La Chiesa, quella Chiesa che tutto univa, si spezzava in due. Anzi, in tre. Perché in quel secolo sconnesso e affamato di potere, bastava una parola mal detta o una tiara troppo lucente per scatenare una guerra di fede – e di vanità.

A Roma era stato appena eletto Urbano VI, un tipo… diciamo spigoloso. I cardinali, pentiti e impauriti, si rifugiarono prima ad Anagni, poi a Fondi, e fecero quel che ormai era consuetudine medievale quando qualcosa non piaceva: elessero un altro Papa. Uno elegante, francese, scaltro. Robert di Ginevra, che si fregiò del nome Clemente VII.

E fu subito scisma.

E Viterbo? Come sempre, nel mezzo del ciclone.

Già, perché Viterbo – già città papale, città di conclavi, città di Sante, di congiure e di saggezza contadina – fu costretta a scegliere. Stare con Roma o con Avignone? Con Urbano il rigido o Clemente il diplomatico?Non era solo una scelta di fede, ma di sopravvivenza politica.

Alcuni signori locali fecero il doppio gioco: di giorno urbani, di notte clementini. Gli ambasciatori dei due Papi passarono più tempo a Viterbo che nei loro palazzi. Il mercato si riempì di chiacchiere e dicerie. Le massaie temevano la scomunica anche solo per aver sbagliato Papa nel rosario. E gli storici? Gli storici ci hanno lasciato pochi indizi, ma tante cicatrici verbali nelle cronache del tempo.

Un fantasma elegante, con l’accento francese

Clemente VII visse ad Avignone, ma la sua eco rimbombava nelle nostre vie. Viterbo fu, per un momento, il teatro dove si giocava una delle più grandi tragedie della cristianità: la frantumazione dell’autorità papale. Un Papa “ombra”, un Papa “ombra” per qualcuno, un martire per altri.

Per i suoi detrattori, un antipapa. Per i suoi seguaci, un giusto correttore di un’ingiustizia. Per Viterbo? Forse solo un altro tassello nella grande, ingarbugliata, affascinante tela della storia.

Una lezione per il presente

E se oggi ci guardiamo intorno, vediamo che anche nel XXI secolo siamo pieni di “due Papi”. Due verità. Due versioni. Due mondi che si fronteggiano.Ma la Tuscia insegna: il tempo placa, la storia chiarisce, e la memoria – se ben raccontata – guarisce le ferite.

Alla prossima puntata, amici di Viterbolandia. Dove ogni controversia diventa racconto, ogni storia si fa cammino, e ogni Papa… beh, anche i Papi più discussi trovano un posto nel cuore (e nei misteri) della nostra città.

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