L’esclusività segreta della Tuscia
- Giano di Vico 
- 24 ago
- Tempo di lettura: 2 min
Ci sono territori che non hanno bisogno di proclami, che si lasciano scoprire piano, come un amico che non parla mai troppo di sé ma che, quando finalmente decide di aprirsi, ti regala il mondo intero. La Tuscia è così: discreta, silenziosa, quasi timida, eppure colma di tesori che attendono solo uno sguardo curioso.

Qui l’esclusività non è ostentata, ma sussurrata. Non si misura in resort blindati o in spiagge private, ma nella possibilità rara di vivere esperienze che altrove sarebbero impossibili.
🌿 Sentirsi privilegiati in Tuscia significa, ad esempio:
- Entrare in una chiesa rupestre scavata nel tufo, come a San Giovenale, e restare soli con gli affreschi medievali che sembrano parlare ancora ai fedeli di mille anni fa. 
- Ritrovarsi a passeggiare in una via cava etrusca, stretta tra pareti di tufo altissime, e avere la certezza di calcare le stesse pietre percorse da mercanti e sacerdoti tremila anni fa. 
- Cenare in un’osteria familiare a Soriano nel Cimino, assaggiando i funghi porcini appena raccolti sui monti, piatto che non esiste altrove perché nasce solo da questo bosco, in questa stagione, con questa gente. 
- Salire al Belvedere di Montefiascone e bere un bicchiere di Est! Est!! Est!!! davanti a un tramonto che colora il Lago di Bolsena di sfumature dorate: un lusso che nessun denaro può comprare, perché è la natura stessa a decidere chi lo vedrà. 

- Scoprire, in un vicolo di Civita di Bagnoregio, una porta che conduce a una cantina etrusca nascosta, con botti che odorano di storia e di vino. 
- Fermarsi in silenzio davanti al Sacro Bosco di Bomarzo, non come turista frettoloso, ma come ospite scelto, lasciandosi sussurrare dai mostri di pietra un linguaggio che solo chi ascolta davvero può comprendere. 
In Tuscia l’incanto si gusta lentamente:
- nelle taverne di paese, dove un piatto ha la dignità di un banchetto regale; 
- nei vini vulcanici, che racchiudono secoli di storia e la forza del fuoco che un tempo plasmava queste terre; 
- nei racconti popolari, dove santi e briganti si confondono e ti accorgi che la leggenda non è meno vera della realtà. 

Ogni visita qui non è mai solo turismo, ma una scoperta pionieristica. Si ha davvero la sensazione di appartenere a una cerchia ristretta, di chi ha avuto la fortuna – o forse il privilegio – di varcare la soglia di un mondo esclusivo.
E allora, se mai vi capiterà di perdervi nei vicoli di Viterbo, di affacciarvi sul Lago di Bolsena al tramonto, o di seguire i sentieri segreti che portano a un eremo nascosto tra i Cimini, sappiate che non state semplicemente viaggiando. State vivendo un dono raro, che pochi conoscono e ancora meno sanno apprezzare.
Perché oggi la vera esclusività è questa: non l’ostentazione, ma l’autenticità.
— Giano di Vico




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