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Monterano: la Pompei del Lazio tra storia, rovine e sogni di celluloide

  • Immagine del redattore: Giano di Vico
    Giano di Vico
  • 20 lug
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 21 lug

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di Giano di Vico – per Viterbolandia


A un passo da Roma e a un soffio dalle colline etrusche, tra le pieghe silenziose della Riserva Naturale di Monterano, giace un’antica città morta che continua a parlare: Monterano, o meglio, il Castello di Canale Monterano, sospeso tra rovina e rinascita, tra Barocco e zolfo, tra fantasmi storici e cineprese moderne.



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Una Storia Millenaria scolpita nella roccia e nella fede



I primi segni di vita risalgono all’Età del Bronzo (XI sec. a.C.), ma fu sotto il dominio etrusco, tra il VII e il IV secolo a.C., che Monterano divenne un nodo strategico della lucumonia di Caere. Conosciuta dai romani come Manturianum, la città assunse presto un’importanza religiosa, diventando sede vescovile dal 313 d.C., succedendo a Forum Clodii.


Nel Medioevo, Monterano fu attraversata da torbide lotte per il potere: nel 730 d.C., l’ambizioso Tiberio Petasio vi tentò un colpo di Stato contro l’Impero. Più tardi, sotto gli Anguillara e poi gli Orsini, visse alterne fortune fino a un lento spopolamento nel XV secolo.



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Il Sogno Barocco degli Altieri



La grande rinascita arrivò nel 1671, con l’acquisto del feudo da parte di Papa Clemente X, al secolo Emilio Altieri. Fu un colpo strategico: il papa affidò Monterano ai Paluzzi Albertoni, che assunsero il nome Altieri per tramandarne la gloria.


A dare forma ai sogni fu Gian Lorenzo Bernini, il genio della Roma barocca, che trasformò Monterano in una visione.


  • La Chiesa e il Convento di San Bonaventura, con la sua navata semplice e i due campanili perduti nel tempo, ospita ancora il leggendario fico cresciuto all’interno, divenuto celebre ne Il Marchese del Grillo.

  • Il Palazzo Ducale – il cosiddetto Castello Orsini-Altieri – venne riplasmato con un loggiato a sei arcate che univa le due torri, una medievale e una rinascimentale.

  • La Fontana del Leone, scolpita nella roccia, rappresentava il potere che sgorga generoso come l’acqua viva.

  • L’acquedotto seicentesco, alto nove metri, si snoda come una spina dorsale monumentale, tra storia, leggenda e ingegneria.




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1799: La fine in fiamme



Nel marzo del 1799, tutto finì in un attimo. Le truppe francesi, occupanti della neonata Repubblica Romana, incendiarono Monterano dopo un futile litigio per un carico di grano conteso con Tolfa. Fu un’azione punitiva che annientò una comunità già provata da malaria, carestie e guerre. La popolazione si spostò definitivamente verso Canale Monterano. Da allora, le pietre parlano solo con il vento.



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Hollywood tra le rovine



Monterano ha avuto la sua rivincita: non come città viva, ma come città immortale sul grande schermo.


Dalla gloriosa Ben-Hur (1959), premiata con 11 Oscar, al sacro neorealismo de Il Vangelo secondo Matteo (Pasolini, 1964), fino alle immortali maschere di Totò e Gassman, Monterano è stata scena e protagonista.


Iconico lo è diventato il fico cresciuto nella chiesa, coprotagonista del Marchese del Grillo. Lì, Flavio Bucci vestì i panni di Fra’ Bastiano, in una delle scene più potenti della commedia all’italiana.


E ancora: Ladyhawke, La Freccia Nera, Le tre rose di Eva, La Visione del Sabba… Un curriculum da star senza trucco.



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La Natura che riprende possesso



Dal 1988, Monterano è anche Riserva Naturale Regionale. Con oltre 1.000 ettari di biodiversità, è un mosaico perfetto di rovine e vita, dove convivono gatti selvatici, martore, tritoni, orchidee spontanee, e persino rare felci preistoriche.


Tra le colline si snodano sentieri che conducono a sorgenti sulfuree, tagliate etrusche e la mistica Cascata della Diosilla, dai colori che cambiano col sole e lo zolfo.



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Cosa vedere: l’itinerario consigliato



  1. L’Acquedotto monumentale – spettacolare ingresso tra gli archi seicenteschi.

  2. Chiesa e Convento di San Bonaventura – con la fontana ottagonale e il fico del cinema.

  3. Castello Orsini-Altieri – panorama mozzafiato sulla Valle del Mignone.

  4. Altri monumenti: Porta Gradella, Campanile della Cattedrale, Chiesa di San Rocco.

  5. Percorsi naturalistici – dalla Diosilla alle Zolfatare, tra ponti di legno e suoni della terra.




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Informazioni pratiche



  • Da Viterbo: 45 minuti, uscita Oriolo Romano sulla SS675.

  • Parcheggio consigliato: Comunaletto (200m a piedi).

  • Ingresso: gratuito, 24h.

  • Accessibilità: facile, ideale anche per famiglie.

  • Servizi: aree pic-nic, visite guidate, centro informazioni a Canale Monterano.




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Curiosità per tutti i gusti



  • L’acquedotto del diavolo: costruito in una notte? No, ma senza malta sì!

  • Vino degli Orsini: leggendaria vendemmia riservata solo a cardinali e principi.

  • Il fico attore: ha recitato con Alberto Sordi e oggi lotta per sopravvivere.

  • La natura che resiste: tra muschio e rovine, la vita vince sempre.




Monterano non è solo un luogo, è un’esperienza.

È una città-fantasma che respira arte, un tempio della natura che abbraccia la storia,

una pagina strappata dal tempo che torna a riscriversi sotto i passi del viandante curioso.

Veniteci una volta, e ci tornerete nei sogni.




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