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⚔️ Il Ducato perduto di Castro e la tragedia del 1649

  • Immagine del redattore: Giano di Vico
    Giano di Vico
  • 23 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

Cronaca di un massacro annunciato, tra vendette papali, ambizioni nobiliari e memorie cancellate

C’era una volta una piccola capitale. Una città potente, raffinata, ricca di arte e intrighi. Il suo nome era Castro, e oggi non ne rimane che il ricordo, inghiottito dai campi tra la Tuscia e il confine con l’attuale Maremma viterbese.

Ma Castro non era solo una città. Era il cuore pulsante di un sogno dinastico: il Ducato di Castro, feudo dei Farnese, simbolo della loro grandezza… e della loro rovina.

🏰 Un ducato nato dall’ambizione

Il Ducato di Castro fu creato nel 1537 da Paolo III Farnese, lo stesso papa che elevò i suoi nipoti a duchi e cardinali con disinvoltura da sovrano assoluto. Castro, già borgo medievale fortificato, fu trasformata in una piccola capitale rinascimentale, progettata da Antonio da Sangallo il Giovane: palazzi eleganti, vie geometriche, una cattedrale moderna.

Il sogno era chiaro: rendere Castro la "Parma del Lazio", un modello di Stato Farnesiano con autonomia politica e culturale, ma sotto il controllo della famiglia del papa.

⚖️ Tra papi e duchi: il conflitto che covava sotto la cenere

Ma il papato non dimentica. Dopo Paolo III, i successori non videro di buon occhio questo ducato semi-indipendente incastonato nel cuore dei territori pontifici. Con il passare degli anni, i rapporti tra i Farnese e la Curia romana si fecero sempre più tesi, tra tasse non pagate, alleanze sospette e reciproche provocazioni.

Quando nel 1639 il duca di Castro fu accusato di essere coinvolto nell’assassinio del vescovo di Castro, la miccia era accesa. Papa Urbano VIII (Barberini) reagì con rabbia, invase il ducato, ma fu costretto a restituirlo dopo anni di trattative e minacce internazionali.

Ma la vendetta era solo rimandata.

💣 L’anno maledetto: 1649

Nel 1649, con papa Innocenzo X Pamphilj, tutto esplose. Questa volta non ci furono mezze misure: l’esercito pontificio marciò su Castro, accusando nuovamente i Farnese di cospirare contro la Chiesa.

Il 2 settembre 1649, Castro fu rasa al suolo.

Non fu una battaglia. Fu una distruzione sistematica, meticolosa, deliberata. Palazzi, chiese, archivi, torri: tutto venne abbattuto. Le pietre furono trasportate via. La città fu cancellata non solo fisicamente, ma storicamente. Innocenzo X proibì anche la ricostruzione: “Qui non si edificherà più”, recita l’epigrafe ancora oggi visibile sul posto.

🩸 Una ferita ancora aperta

La distruzione di Castro non fu solo un atto militare, ma un gesto simbolico e politico senza precedenti: una vendetta papale travestita da giustizia, un avvertimento a tutte le famiglie nobili che osassero sfidare Roma.

Il Ducato di Castro fu formalmente abolito. I Farnese non si ripresero mai del tutto da quella perdita. Il prestigio ne uscì ferito, i territori dispersi, il sogno di uno Stato autonomo svanito.

Oggi Castro non esiste più. Solo ruderi, silenzi, e qualche cipresso testimone.

👁️ Il fantasma di Castro

Ma le pietre parlano. E chi cammina nei boschi tra Ischia di Castro e la valle del Fiora, giura di sentire ancora rumori lontani: lo scalpiccio dei cavalli, un organo da chiesa sommerso dal vento, un grido che echeggia tra gli ulivi.

Gli archeologi moderni stanno lentamente riportando alla luce ciò che fu nascosto: la pianta urbana, i resti della cattedrale, le mura, le fondamenta. Ma il dolore resta sospeso, come un’eco che si rifiuta di svanire.

🕯️ Perché ricordare Castro oggi

Perché Castro è una storia che ci parla ancora:di potere e fragilità,di bellezza e vendetta,di come la memoria può essere sepolta… ma mai del tutto cancellata.

E forse, ricordare Castro è anche un modo per risarcire un’ingiustizia, per restituire voce a una città che fu, e che non meritava di sparire senza traccia.

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