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🛡️ Monaldeschi: Rocche, Intrighi e Dinastie sul Lago di Bolsena

  • Immagine del redattore: Giano di Vico
    Giano di Vico
  • 24 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

Signori del lago: fortezze, congiure e fantasmi tra Bolsena, Bagnoregio e Lubriano

Nel cuore dell’Alto Lazio, tra le acque profonde del Lago di Bolsena e le terre sospese tra Umbria e Tuscia, si estendeva un tempo il dominio fiero e conteso della casata dei Monaldeschi. Guerrieri, diplomatici e signori feudali, i Monaldeschi furono protagonisti di una saga fatta di rocche imponenti, alleanze instabili e lotte dinastiche che attraversarono il Medioevo e il Rinascimento come una lama affilata.

Oggi, i castelli di Bolsena, Bagnoregio e Lubriano ne conservano l’eco: tra pietre antiche, stemmi scolpiti e leggende sussurrate dai venti del lago.

🏰 La Rocca Monaldeschi di Bolsena: la perla sul lago

Dominante sull’antico borgo e affacciata come una sentinella sulle acque tranquille del lago, la Rocca Monaldeschi della Cervara è il simbolo più visibile della potenza della casata. Costruita nel XII secolo e ampliata nel Trecento, fu teatro di guerre locali, assedi papali e faide interne alla famiglia.

Una leggenda narra che un ramo dei Monaldeschi, alleatosi segretamente con Orvieto, cercò di vendere la rocca in cambio di un patto d’oro. Scoperti, i traditori furono murati vivi nella torre nord, e nelle notti di tempesta, si udirebbe ancora il rumore di picconi che battono invano sulle pareti.

Oggi la Rocca ospita il Museo Territoriale del Lago di Bolsena, ma conserva il fascino austero e minaccioso del suo passato.

⚔️ Bagnoregio e la rivalità dei Monaldeschi della Vipera

A pochi chilometri da Bolsena, nel borgo arroccato di Bagnoregio, i Monaldeschi della Vipera fecero costruire una seconda rocca, meno nota ma non meno strategica. Questo ramo della famiglia fu in eterno conflitto con i Monaldeschi della Cervara: stessa stirpe, ma odio ereditato.

Nel 1345, durante una tregua apparente, il giovane Jacopo della Vipera fu invitato a Bolsena per una “riconciliazione”. Ma la cena fu una trappola: avvelenato con vino di Gradoli, il suo corpo fu gettato nel lago. Da allora, si racconta che un uomo in armatura appaia tra i vicoli di Bagnoregio con la spada ancora stretta in mano, in cerca di vendetta.

🏞️ Lubriano: il bastione dimenticato

Lubriano, affacciato come un balcone naturale sulla Valle dei Calanchi, ospita i resti meno noti ma più romantici del dominio monaldeschiano. Qui, in una torre ormai semidiroccata, si rifugiò Ginevra Monaldeschi, ultima erede di un ramo caduto in disgrazia dopo un’accusa d’eresia.

Si dice che Ginevra, innamorata di un giovane pittore ribelle, difese Lubriano contro le truppe pontificie per tre giorni con soli venti uomini e una manciata di contadini armati. Alla fine, si arrese, ma le fu concesso di vivere in esilio nella stessa torre, dove dipinse un ciclo di affreschi oggi perduto. Alcuni muratori, durante un restauro negli anni ’70, dissero di aver trovato una parete che “sanguinava pigmento rosso” al contatto con la luce.

🧬 I quattro rami, un solo destino

I Monaldeschi si divisero in quattro rami principali—della Cervara, della Vipera, dell’Aquila e del Cane—spesso in guerra tra loro tanto quanto con i nemici esterni. Ognuno aveva uno stemma, una rocca, una vendetta da consumare.

Il ramo dell’Aquila tentò l’ascesa al soglio pontificio con un cardinale ambizioso, quello del Cane fu annientato da una pestilenza che, secondo i cronisti, colpì solo chi portava l’anello di famiglia.

👁️‍🗨️ Monaldeschi oggi: tracce e memorie

Oggi il nome sopravvive nei castelli, nei musei, nei racconti delle guide locali. Ma i Monaldeschi, dicono gli anziani di Bolsena, non sono mai andati via davvero."Se cammini all’alba tra le stanze della Rocca", dice un pescatore, "non sei mai solo. A volte li senti parlare. Di eredità. Di sangue. Di gloria."

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