Tuscia: storie di pietra, vino e meraviglia
- Giano di Vico 
- 11 set
- Tempo di lettura: 5 min

Introduzione
🌄 Il respiro di una terra antica. La Tuscia, distesa nel nord del Lazio, sembra un romanzo vivente scritto su rocce vulcaniche e vitigni. È una regione di vallate verdi e colline punteggiate da borghi medievali come Civita di Bagnoregioe Vitorchiano . Qui il paesaggio è una sinfonia fra natura e mani sapienti: la Strada dei Vini dell’Alta Tuscia collega cantine, botteghe contadine e casali, creando un percorso dove il gusto si intreccia con l’arte, la storia e la spiritualità .
La Tuscia non è una provincia qualsiasi: nei suoi terreni vulcanici e tufacei la civiltà etrusca trovò un luogo ideale per fiorire e nelle grotte scavate nel tufo matura ancora oggi il vino . Le radici profonde di questa terra si sentono nei silenzi fra le colline, nel profumo delle vigne e nel colore dorato dell’autunno.

Racconto etrusco: l’anima sotterranea
📜 L’eco di una civiltà antica. Prima che Roma diventasse imperatrice, gli etruschi abitavano la Tuscia. Gli studi suggeriscono che i primi insediamenti risalgano al XIII secolo a.C. e che questa civiltà, grazie ai sedimenti di tufo e ai terreni vulcanici, trovò qui il luogo ideale per svilupparsi . Le necropoli scavate nella roccia raccontano storie di commerci e di culti; le più suggestive si trovano nella zona di Barbarano Romano e Norchia, dove tombe a camera e a facciata scolpite nel tufo testimoniano l’ingegno di questo popolo.
A Bolsena, il lago vulcanico più grande d’Europa, il borgo moderno sorge sul sito dell’antica Volsinii etrusca. Dopo che i Romani rasero al suolo la città nel 265 a.C., gli abitanti si trasferirono probabilmente a Orvieto . Questo stesso lago, circondato da colline di tufo, custodisce ancora i ricordi della civiltà etrusca e alimenta la leggenda di vini preziosi.
Nelle campagne della Teverina, a Castiglione in Teverina, le grotte scavate dagli etruschi nel tufo sono utilizzate ancora oggi per far maturare l’Orvieto DOC . Qui si comprende come l’anima sotterranea della Tuscia non sia un reperto da museo ma una presenza viva che nutre vigne e racconti.

Il Medioevo da fortezza
🏰 Borghi sospesi sul tufo. Con il crollo dell’impero romano, la Tuscia si trasformò in un mosaico di castelli e mura. Il simbolo più celebre è Civita di Bagnoregio, conosciuta come la città che muore per via dell’erosione che minaccia il suo sperone di tufo. Il villaggio, fondato dagli etruschi oltre 2.500 anni fa e dominato da Romani, Goti e Longobardi , è oggi accessibile solo attraverso la Porta Santa Maria, unica superstite delle cinque porte originarie. Varcata l’arco, si entra in un labirinto di vicoli medievali, piazzette e case in pietra, dove svetta la chiesa di San Donato .
La posizione precaria e l’atmosfera senza tempo hanno ispirato artisti e registi: il maestro dell’animazione Hayao Miyazaki dichiarò di essersi ispirato a Civita per il suo film Laputa – Castello nel cielo . Nonostante l’erosione, questo luogo continua a incantare i viaggiatori, ricordando che nella Tuscia bellezza e fragilità convivono .
Altri borghi, come Vitorchiano e Vitorchiano, conservano torri, mura e fontane che raccontano assedi e parentele nobiliari. Ovunque lo sguardo si posi, le pietre parlano di un Medioevo ingegnoso che sfruttò il tufo per proteggersi e per creare bellezza.

Rinascimento: il sogno dei giardini
🌿 Palazzi e giochi d’acqua. Nel XVI secolo la Tuscia divenne il rifugio di papi e cardinali alla ricerca di quiete e prestigio. A Caprarola, Palazzo Farnese (anche noto come Villa Farnese) è considerato una delle residenze rinascimentali più affascinanti d’Europa . La sua storia inizia come fortezza: nel 1530 Cardinale Alessandro Farneseincaricò Antonio Sangallo di progettare un bastione pentagonale con mura spesse . Trent’anni dopo, il nipote Alessandro Farnese il Giovane trasformò l’opera militare in una sontuosa dimora grazie all’architetto Jacopo Barozzi da Vignola . L’edificio, circondato da un fossato e rinforzato da ramparti, è accessibile tramite una doppia scala monumentale . All’interno, la Scala Regia avvolge 30 colonne doriche e, secondo la tradizione, era così larga da permettere al cardinale di salire a cavallo . Le sale sono decorate con affreschi che celebrano la famiglia Farnese; tra le più celebri vi è la Stanza del Mappamondo, dove le pareti raffigurano il mondo allora conosciuto .
A pochi chilometri, a Bagnaia, il giardino di Villa Lante rappresenta un capolavoro del mannerismo italiano. Realizzato a fine Cinquecento e attribuito a Vignola, il complesso è composto da due casini simmetrici immersi in un parco di fontane. I giardini sono famosi per le cascate, i giochi d’acqua e le grotte . L’ingegnere Tommaso Ghinucciprogettò l’impianto idraulico che permette all’acqua di scorrere ancora oggi dalle sorgenti alle vasche . Il parterre quadrato, circondato da siepi di bosso, ospita la Fontana dei Mori di Giambologna, dove quattro figure nere sostengono l’emblema dei Montalto . Salendo, si incontra la catena d’acqua, una serie di piccole vasche che formano un ruscello serpentino; al termine di questa terrazza si trova una lunga tavola di pietra con un canale centrale in cui l’acqua scorre per mantenere fresco il vino . Più in alto, fontane, grotte e casini più piccoli creano il “teatro delle acque”, dove l’architettura dialoga con la natura .

Contemporaneità: la Tuscia delle radici
🍇 Strade del vino e antiche leggende. Oggi la Tuscia continua a raccontare se stessa attraverso il vino, il cibo e le feste. La Strada dei Vini dell’Alta Tuscia, istituita dalla Regione Lazio, unisce enoteche, cantine, ristoranti, botteghe di pesce del lago, fattorie e laboratori artigianali . Percorrerla significa scoprire paesaggi straordinari e gustare prodotti che affondano le radici nella storia. L’itinerario attraversa paesi come Montefiascone, Marta, Gradoli, Grotte di Castro, San Lorenzo Nuovo, Bolsena, Orvieto, Castiglione in Teverina e Civitella d’Agliano , offrendo infinite opportunità di degustazione.
Il vino più celebre è l’Orvieto DOC: prodotto in varie località della Teverina e invecchiato nelle grotte scavate dagli etruschi, è un bianco paglierino ottenuto da Trebbiano e Grechetto che profuma di fiori, miele e nocciole . L’Aleatico di Gradoli, DOCG dal 1972, deriva da un antico vitigno portato dalla Grecia dagli etruschi; il vino, color rubino intenso, ha un gusto fresco e fruttato . A Montefiascone si produce il leggendario Est! Est!! Est!!! di Montefiascone, bianco armonico il cui nome deriva dalla scritta entusiasta lasciata da un vescovo tedesco nel 1111 . Nella zona di Marta nasce il Cannaiola DOC, vino raro e complesso dal profumo di ciliegie, more e rosa .
Gli esperti di enologia ricordano che la Tuscia e la Maremma Laziale sono tra le aree vinicole più importanti del Lazio: qui le terre vulcaniche conferiscono ai bianchi come il Bianco Vergine della Tuscia un finale minerale e le tradizioni vitivinicole risalgono all’epoca etrusca . La modernità non cancella l’antico: le sagre e le feste del vino celebrano ancora oggi il lavoro nei campi, il raccolto e il piacere della tavola.
Conclusione
📣 Una terra che racconta se stessa. La Tuscia è una regione dove la Storia diventa Storie: ogni pietra, ogni vigna, ogni borgo racchiude vicende che parlano di popoli scomparsi, di artisti e nobili, di contadini e viticoltori. Chi percorre queste colline non trova semplici attrazioni turistiche, ma incontri con il tempo e con la vera essenza dell’Italia. Nei vicoli di Sermugnano o sulle mura di Civita di Bagnoregio, sotto le volte affrescate di Palazzo Farnese o tra le fontane di Villa Lante, il viaggiatore scopre un luogo dove il passato dialoga con il presente e invita a camminare lento, ascoltare e assaporare.
La Tuscia, con la sua voce antica e la sua vitalità contemporanea, è pronta a svelarsi a chi sa fermarsi e lasciare che le pietre e i vini raccontino storie di un’altra Italia.




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